"viaggio senza paura per entrare nella profondità dell'anima"precisa Giuman che si è messo alla prova anche come performer in palcoscenico (la regia era di Antonio Venti) raccontando a modo suo, attraverso i propri occhi (riprodotti e moltiplicati all'infinito in varie forme e colori sullo schermo) le varie tappe della propria ecletticità artistica, nata, come è noto, con la musica (è diplomato al Conservatorio) proseguita con la fotografia, poi con la pittura della musica e in seguito con la scultura e l'arte del vetro (magistrali le sue vetrate cattedratiche e i suoi battisteri).
"Volevo sapere se l'intensità e la lunghezza delle emozioni rimanevano tali anche ascoltando la pittura e guardando la musica"scriveva già nel 1985 nel libro "Sogno, Armonia e Segni". La ricerca di se stesso e delle continue domande che ogni artista si pone dall'inizio alla fine della propria creatività (e forse anche oltre, nel suo essere uomo, immerso in una realtà sociale che comunque lo condiziona) sembra essere alla base dell'happening spoletino, denso di suggestioni e di emozioni per lui stesso in primis ma anche per i moltissimi presenti, artisti, amici, estimatori, critici che ben conoscono il suo percorso professionale sempre in salita ma anche sempre alla ricerca costante del superamento dello "stagno creativo", della ricerca del nuovo, dell'ispirazione mai fine a se stessa.
"Giuman è un artista veramente in cammino"ha sottolineato in apertura la critica d'arte Bianca Pedace , allieva di Crispolti (presente anch'esso)
"che porta avanti le sue sfide all'arte come tema personale."Ed ha aggiunto
"L'unica risposta possibile per afftontare il reale è solo l'arte, ci consente di guardarci profondamente dentro e nello stesso tempo affrontare il reale senza esserne sopraffatti"
(asf)
Corriere dell'Umbria Mercoledì 9 Dicembre 2009
Corriere dell'Umbria Mercoledì 9 Dicembre 2009
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