"Ogni arte rinnova se stessa grazie all'individualità degli artisti che la esprimono, in un accordo profondo con la propria idealità. Certo, il nostro tempo è molto diverso da quello nel quale Nijinsky creò il 'Sacre du printemps', causando un vero shock. Oggi è molto difficile scandalizzare il pubblico, ci siamo spinti talmente avanti in ogni direzione, con la violenza, l'aggressione e l'erotismo di tanti esperimenti, che non resta più nulla da fare per scioccare. Ma sono altre le direzione da percorrere. Dobbiamo trovare altri modi, più moderni e credibili, per esprimere l'amore o la spiritualità. Una direzione, quest'ultima, che l'arte deve necessariamente percorrere. Il mio 'Messiah', ad esempio, è il frutto della mia convinzione che la danza può e deve esprimere anche la parte metafisica e teologica delle ricerche e delle riflessioni dell'uomo. Certo, deve rimanere l'attenzione per le nuove voci e per quanto queste possono comunicare. Ma non è necessario che siano scioccanti. Il motivo di interesse non può essere questo."Al momento non è ancora noto il programma presentato a Spoleto. Sarà un'antologia di suoi pezzi, alcuni dei quali, subito dopo (7 luglio), sono in scena integralmente al Ravenna Festival: un "Omaggio ai Ballets Russes", con "Vaslaw",
"Prélude à l'après midi d'un faune"e "Le Sacre", mai visti in Italia. Sono una parte degli oltre centocinquanta balletti da lui creati, nei quali la coreografia è spesso intesa come narrazione di varianti che s'incrociano. In Neumeier la danza è infatti un ordito che, mentre porta alla luce, in modo chiaro e accessibile, frammenti di un mito o di una figura leggendaria (come in "Nijinskij"), di una tragedia ("Romeo e Giulietta"), di una commedia (il "Sogno" shakespiriano), svela altri, più complessi, segreti, grazie ad una danza che, se conosce intimamente gli stilemi della più pura classicità, li rinnova e l'incrocia in modo esemplare con una teatralità a tutto tondo.
"La danza - ci dice ancora il coreografo - è un arte umana, e non si può intendere l'essere umano senza raccontarne le emozioni. La mia prima fonte di emozioni è la musica, e la mia risposta a questo si esprime attraverso la coreografia. È una reazione che prende diverse forme: il movimento che faccio su Mahler, Ligeti, Arvo Part, Bach, non è mai lo stesso, anche se non posso certo svegliarmi domattina e sentirmi un altro da me stesso"
Ermanno Romanelli
Corriere dell'Umbria Mercoledì 3 Marzo 2010
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