"Ormai i cantanti in palcoscenico fanno cose impensate"spiega il baritono Alfonso Antoniozzi che interpreta il ruolo del marito di Amelia
"anche supportati dalle nuove tecnologie perché, ad esempio, ora abbiamo la possibilità di sentire bene la musica ovunque siamo, persino con le spalle girate o dietro le quinte. Non dobbiamo più stare impalati sul proscenio, il più vicini possibile all'orchestra."Al suo debutto nel Festival di Spoleto Antoniozzi scherza sul suo ruolo di cornuto.
"é il destino dei baritoni, lo sono per definizione. Vorrebbe andare con la soprano e invece lei si mette sempre con il tenore."Adriana Kucerova, a differenza dei suoi due colleghi, ha già interpretato un'opera di Menotti.
"Si tratta de ‘Il telefono', è stata messa in scena nella mia città: Bratislava. Ad interpretare questi due personaggi non ho trovato grandi difficoltà. In fondo Amelia, come tutte le donne impazzisce per fare shopping e per poter partecipare ad un grande ballo. Le donne hanno tutte dentro di loro un po' di follia."Per Gueze ed Antoniozzi, invece, è questo il primo cimento con la musica del Maestro anche se il baritono racconta di averlo conosciuto quando era direttore dell'Opera di Roma e con la sua regia ha fatto un "Don Pasquale" di Donizetti.
"Lo ricordo come un signore molto gentile, non l'ho mai sentito alzare la voce. É stato un bel periodo di lavoro, rilassato e sereno. Più che un compositore mi è sempre sembrato sostanzialmente un uomo di teatro. Tutte le sue opere sono molto teatrali."Menotti nel suo libretto ha ambientato questa sua prima opera buffa, che ha debuttato in inglese il primo aprile del 1937 all'Academy of Music di Philadelphia e in italiano il 4 aprile 1938 al Casinò di Sanremo, in una ipotetica capitale europea all'inizio del '900. Giorgio Ferrara per il suo allestimento ha scelto Milano "perché sono stato attratto" spiega durante la conferenza stampa di presentazione
"dalla borghesia illuminata ed elegante della città lombarda nei primi anni del secolo, quelli vissuti da Menotti e Visconti."Maestosa quindi la scenografia studiata da Gianni Quaranta per questa Amelia, omaggio festivaliero all'anno menottiano: un salotto opulento con una enorme vetrata affacciata sul Duomo di Milano dove svetta la Madonnina illuminata.
"Io sono rimasto invece incantato dalla freschezza della musica"aggiunge Debus
"é vero, come dicono molti, dentro c'è parecchio Puccini, molto Donizetti, un pizzico di Mascagni, un po' di Poulenc, però tutto è mixato in maniera originale. In un'ora sola di opera ci sono tre arie importanti, un bellissimo duetto e un terzetto formidabile. É un'opera breve ma molto concretata. Mi piace."Del resto Rossini diceva sempre che i grandi artisti all'inizio sono sempre degli imitatori poi, via via, un po' alla volta, fanno fuori tutti i loro "modelli". "Amelia al ballo" dopo il debutto di domani verrà replicata il 25 e 26 giugno e l'1 e 2 luglio
Anna Lia Sabelli Fioretti
Corriere dell'Umbria Giovedì 23 Giugno 2011
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