mercoledì 24 giugno 2009

Woody Allen regista del Gianni Schicchi di Puccini

Woody AllenPer il suo esordio come regista d'opera lirica, "quella italiana, la mia preferita", come ha sempre detto, Woody Allen ha scelto un Puccini che fosse nella sua vena e che ha piegato alle sue intenzioni, quello comico del Gianni Schicchi che, dopo il debutto a Los Angeles quasi un anno fa, a settembre, venerdì ripropone al Teatro Nuovo per la serata inaugurale del Festival di Spoleto, subito dopo il concerto d'apertura al Teatro Romano, omaggio a Giancarlo Menotti con tutte sue musiche.
"Mettere in scena questa mia prima opera è stato davvero eccitante, un divertimento grande anche perché questa è un'opera non molto impegnativa, il racconto di una burla e come tale invita al gioco e alla risata"
, spiega l'attore-regista americano che ha avuto sempre una vera passione per la musica classica e la lirica, e che qui ha finito per evitare il lieto fine sentimentale e punire con la morte il protagonista che ha preso in giro tutti.
Allen si è difeso dicendo che questo è il suo Gianni Schicchi, realizzato per vivere in teatro e coinvolgere le persone,
"cosa che non si fa col rigore filologico e formale."
Ecco così, dopo la proiezione dei titoli di testa ironici e cinematografici, la casa di Firenze dove tutto si svolge che pare trasportata in un vicolo di Napoli, tanto è tappezzata di panni stesi; i costumi dei protagonisti ispirati a una Sicilia anni '50 e Gianni Schicchi che pare una sorta di Al Capone, mentre il testamento di Buoso Donati è nascosto in una pentola che non può essere che di spaghetti.
Col risultato che il pubblico americano si è divertito dall'inizio alla fine e le cronache parlano di risate continue. Il fatto evidente è che il regista di Manhattan si è ispirato ai suoi miti italiani di sempre, e soprattutto alla grande commedia all'italiana con la sua nota neorealista.
E lui stesso ha spiegato che voleva il pubblico, vedendo Ranuccio, potesse pensare a Mastroianni e che Lauretta, che intona la celebre aria 'Oh mio babbino carò in sottoveste con lo spacco, rimandasse a certe scene di Sofia Loren.
Del resto, con la consueta autoironia, mette come epigrafe al programma di sala:
"Non ho idea di cosa sto facendo, ma l'incompetenza non mi ha mai impedito di buttarmi nelle cose con entusiasmo"
Corriere dell'Umbria Mercoledì 24 Giugno 2009

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