martedì 18 novembre 2008

Il regista Bob Wilson a Spoleto

Era il 1975. Parigi. In scena "Non io", tra i capolavori brevi di Samuele Beckett, interpretato da un'intensa Madeleine Renaud.
Bob Wilson aveva una sorta di timore reverenziale nei confronti dello scrittore e drammaturgo irlandese, da sempre tra i suoi più amati.
Ma quel giorno era lì a Parigi ed ebbe l'onore di stringere la mano a Beckett che individuò una sorta di affinità elettiva, un forte legame tra i due: tutti e due con una cura maniacale del particolare, nulla deve sfuggire a caso.
Da allora per Bob Wilson, Samuel Beckett diventò tabù, tanto era difficile approcciarsi al suo teatro secondo il miglior canone interpretativo.
Ma qualcosa successe già dallo scorso anno quando Wilson decise di "rivisitare" la pièce "Giorni felici", già andata in scena, ma in lingua francese al Gran teatro di Lussemburgo a cura della Change Performing Art, casa di produzione dello stesso regista americano.
Infranto il tabù Beckett, Wilson si ripeterà a Spoleto in prima mondiale con "L'ultimo nastro di Krapp" di cui sarà allo stesso tempo interprete e protagonista e con la versione italiana di "Giorni felici" interpretata da Adriana Asti.
Tra le poche certezze e i molti "cantieri" già avviati dalla macchina organizzativa del nuovo corso del Festival di Spoleto ce n'è quindi una inequivocabile: protagonista assoluto della cinquantaduesima edizione del Festival sarà Bob Wilson, considerato a ragione tra i più grandi registi al mondo, di sicuro il più grande nel novero della cosiddetta avanguardia.
Il Teatro Caio Melisso sarà spazio "off limits" interamente dedicato al regista che ha già iniziato ieri una sessione di prove sulle tracce di un personalissimo metodo di lavoro.
E ieri i ragazzi dell'Istituto statale d'arte locale hanno avuto modo di saggiare in prima persona il genio di Wilson che sarà residente artist al prossimo festival con un programma di dodici repliche, dieci di "Giorni felici" e due di "Krapp".
Quanto il regista stia diventando importante per Spoleto, lo hanno sottolineato in un incontro conviviale il direttore artistico del Festival Giorgio Ferrara, il sindaco di Spoleto Massimo Brunini, l'assessore alla cultura Giorgio Flamini e la responsabile di produzione Elisabetta Di Mambro.
Quest'ultima soprattutto ha evidenziato quanto proficuo sia il lavoro a Spoleto, cittadina meno dispersiva della dimensione metropolitana e per questo tanto più fattiva e collaborativa.
Tutto, infatti, è stato interamente pensato, costruito e messo a punto a Spoleto in vista della prima mondiale del prossimo giugno.
"Abbiamo - ha detto - tracciato il percorso inverso a quello della grande produzione che di solito arriva in città con tutta la sua organizzazione e riparte dopo lo spettacolo così come è arrivata, non lasciando nessuna traccia, nessun segno del suo passaggio.
Noi - ha sottolineato - a cominciare dalla collaborazione con l'Istituto d'arte, per passare all'apporto dei piccoli artigiani locali, abbiamo instaurato uno stretto rapporto con questa città."
Proprio quello che volevano Brunini e Ferrara che da un lato auspicavano un più stretto legame del festival con il territorio e dall'altro lavorano per ricollocare Spoleto e il suo festival al centro dell'attenzione generale, guardando oltre gli oceani, Charleston a Ovest e Melbourne a Est.
In mezzo ci sono due milioni e duecentomila euro in meno rispetto allo scorso anno quando Rutelli aveva stanziato un ingente patrimonio di risorse straordinarie atte al rilancio del festival.
"Non c'è da lamentarsi - dice Ferrara - dell'attuale situazione, la crisi del resto imperversa ovunque e semmai si tratta di lavorare per coinvolgere i grandi sponsor.
Ma anche se non dovessimo riuscire a recuperare la stessa cifra persa, nessuno ci impedirà di fare un grande festival.
Semmai in un quadro in cui gli interventi locali sono pari a circa il 20 per cento del budget complessivo, vale a dire un milione di euro su cinque in totale, è la Regione - insiste Ferrara - che dovrebbe fare qualcosa di più, rispetto agli attuali 80 mila euro di stanziamento."
Claudio Bianconi
dal Corriere dell'Umbria Martedì 18 Novembre 2008

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