giovedì 27 novembre 2008

Il tartufo italiano e il tartufo cinese a Tuber 2008

Il tartufo italiano é stato esportato per il 60,8% con una crescita del 25%, ha quindi conquistato il mondo e continua a farlo, nonostante la presenza sui mercati di altri tartufi, come quelli cinesi.
Ogni anno ben 800 tonnellate di tartufi per un valore di oltre 15 milioni di euro, lasciano la Cina per entrare nei mercati di tutto il mondo, fra cui anche l'Italia.
Ma il quantitativo di tartufo ''made in Chinà' che arriva sembra minimo: in generale (dati Istat) l'Italia nel 2007 ha importato (ufficialmente non solo dalla Cina) 6,3 tonnellate di tartufi (nel 2006 erano 7,2 ton.) a fronte di 80,3 tonnellate di tartufo esportato (60,8 nel '2006), crescita del 25%, per un valore di 18 milioni di euro.
Il quadro é emerso nel corso dei lavori di Tuber 2008, il congresso internazionale sul tartufo che si svolge a Spoleto (Pg), fino a venerdi' 28 novembre e che vede la partecipazione di 250 ricercatori provenienti da 25 Paesi di tutto il mondo.
Parte del prodotto italiano che va nell'export in realtà é prodotto trasformato, dal momento che in Italia, la produzione naturale media é di 50-60 tonnellate annue, per un giro d'affari di circa mezzo miliardo di euro.
Nonostante che altri Paesi europei importino grandi quantità di tartufi provenienti dalla Cina (si stima 100 tonnellate annue) di qualità inferiore rispetto agli europei - il prezzo del tartufo cinese costa solo 2 euro al kg, contro gli 800 euro al kg di un tartufo nero italiano - i controlli alle nostre frontiere sembrano funzionare bene.
Cio' grazie ad una legislazione italiana (la legge 752/85) molto precisa in materia che regolamenta la raccolta e il commercio dei tartufi freschi e di quelli conservati.

da Asca Giovedì 27 Novembre 2008

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